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  • Le partite Iva mettono il «Malus Renzi» nelle fatture
  • Le partite Iva mettono il «Malus Renzi» nelle fatture

    • 19 gennaio 2015
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    Dal Manifesto - Roberto Ciccarelli - QuintoStato

    Così come il governo ha segna­lato nelle buste paga dei lavo­ra­tori dipen­denti il bonus degli 80 euro, i lavo­ra­tori auto­nomi e i free­lance segna­le­ranno nelle fat­ture ai loro clienti il danno cau­sato dalla riforma dei minimi e dall’aumento dell’aliquota pre­vi­den­ziale in gestione sepa­rata. Prov­ve­di­menti che rischiano di quin­tu­pli­care le impo­ste a oltre mezzo milione di professionisti

    Dopo il trat­ta­mento riser­vato al lavoro auto­nomo pro­fes­sio­nale dal governo Renzi, e l’annuncio del Pre­si­dente del Con­si­glio di una pronta mar­cia indie­tro, i free­lance e i lavo­ra­tori auto­nomi chie­dono di cam­biare nel Mil­le­pro­ro­ghe la riforma del regime dei minimi — appro­vata con la legge di sta­bi­lità — e di bloc­care l’aumento dell’aliquota della gestione sepa­rata Inps. Due misure che stri­to­le­ranno i magri bilanci degli «under 35» che apri­ranno la par­tita Iva dal 1 gen­naio (le tasse sono tri­pli­cate) e degli auto­nomi iscritti all’Inps.

    Le asso­cia­zioni dei free­lance e degli auto­nomi Acta, Alta Par­te­ci­pa­zione e Con­fas­so­cia­zioni chie­dono al governo una “riforma orga­nica del lavoro auto­nomo e pro­fes­sio­nale” che con­tenga l’effettivo rico­no­sci­mento della tutela della malat­tia e fissi l’aliquota pre­vi­den­ziale al 24% come già pre­vi­sto per arti­giani e com­mer­cianti. E annun­ciano una pro­te­sta ine­dita: chie­dono a tutti i pro­fes­sio­ni­sti, auto­nomi e free­lance di evi­den­ziare espli­ci­ta­mente nelle fat­ture che rila­sciano ai pro­pri clienti l’aggravio fiscale e con­tri­bu­tivo pro­dotto dalle poli­ti­che del Governo. Ini­zia così la cam­pa­gna «met­tiamo in fat­tura il malus Renzi». L’allusione al bonus di 80 euro desti­nato solo ai dipen­denti non è casuale. Da que­sta misura gli auto­nomi, come i pre­cari e i pen­sio­nati, sono stati esclusi dal governo 2.0.

    “Men­tre il governo ha avuto la pos­si­bi­lità di comu­ni­care con i lavo­ra­tori dipen­denti, evi­den­ziando nelle loro buste paga gli 80 euro in più, noi chie­diamo agli auto­nomi, ai pro­fes­sio­ni­sti e ai free­lance di evi­den­ziare nelle loro fat­ture l’aggravio fiscale e con­tri­bu­tivo che subi­ranno nel 2015 rispetto all’anno pre­ce­dente” afferma Andrea Dili di Alta Partecipazione.

    Si tratta di un aggra­vio ben più rile­vante degli 80 euro. Si parte dagli 85 euro per i red­diti attorno agli 8 mila euro e si passa ai 237 euro al mese per i red­diti da 15.600 euro. I red­diti medi degli auto­nomi iscritti alla gestione sepa­rata dell’Inps, intorno ai 18 mila euro, subi­ranno un “malus” da 312 euro al mese com­pren­sivi degli aumenti delle impo­ste cau­sata dalla riforma dei minimi e delle ali­quote previdenziali.

    L’abbassamento del limite dei com­pensi pre­vi­sto dalla nuova riforma del regime di age­vo­la­zione fiscale pre­vi­sto da Renzi rischia oggi di quin­tu­pli­care le impo­ste per una pla­tea sti­mata di oltre mezzo milione di pro­fes­sio­ni­sti. Tra que­sti ci sono 360 mila iscritti agli ordini di under 40 e 200 mila par­tite Iva iscritte alla gestione sepa­rata che non sono iscritte ad un ordine professionale.

    “Dalle parole ora occorre pas­sare ai fatti — con­ti­nua Dili — Va bene come ha fatto il pre­si­dente del Con­si­glio Renzi ammet­tere di aver fatto un errore, ma il rime­dio deve pas­sare attra­verso l’approvazione di prov­ve­di­menti nelle aule par­la­men­tari. Non si pos­sono lasciare nell’incertezza cen­ti­naia di migliaia di lavoratori”.

    Sono in molti i par­la­men­tari che hanno anun­ciato emen­da­menti nel mil­le­pro­ro­ghe. Ci sono i demo­cra­tici con Cesare Damiano e Chiara Gri­baudo, poi i par­la­men­tari del Nuovo Cen­tro Destra capi­ta­nati da Bar­bara Sal­ta­mar­tini. Entrambi pro­met­tono di rece­pire le istanze pre­sen­tate da Acta, Alta par­te­ci­pa­zione e Con­fas­so­cia­zioni. “Ma noi vogliamo andare oltre — annun­cia Dili — per­chè auto­nomi hanno biso­p­gno di un sistema fiscale ade­guato alle loro esi­genze, soprat­tutto i gio­vani. E di cer­tezze pre­vi­den­ziali e in ter­mini di Wel­fare. C’è la malat­tia, che è sacro­santa, poi l’estensione della mater­nità, ma io vor­rei sof­fer­marmi anche sull’estensione degli ammor­tiz­za­tori sociali dai quali i lavo­ra­tori a par­tita iva con­ti­nuano ad essere esclusi dal Jobs Act”.“Conosco da tempo il mini­stro Poletti — con­clude Dili — e so che è una per­sona di parola. Quindi se ha detto che vuole met­tere mano al lavoro auto­nomo, ci cre­diamo. Spe­riamo di tro­vare una con­ver­genza con il mini­stero del lavoro”.

    Gli auto­nomi danno per scon­tato un tavolo con il governo. E rilan­ciano su inter­venti orga­nici e non più prov­ve­di­menti tam​pone​.Su que­sti, al momento, l’esito dell’interlocuzione con il governo 2.0 è meno scontato.


    Tags: acta quintostato freelance renzi governo

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